Leggo Virginie Despentes, King Kong Theory, e in particolare questo passaggio, che riguarda una lett
Leggo Virginie Despentes, King Kong Theory, e in particolare questo passaggio, che riguarda una lettera di Sartre a Simone De Beauvoir, uno sprazzo di semplice e intima quotidianità:“Volete essere così gentile da dare la mia biancheria (cassetto in basso dell’armadio) alla lavandaia, stamattina? Lascio la chiave sopra la porta. Vi amo teneramente, amore mio. Avevate una faccetta deliziosa, ieri, dicendo ‘Ah, mi avevate guardata, mi avevate guardata’ e quando ci penso il cuore mi si strugge di tenerezza. Arrivederci piccolo bene”.Naturalmente la scrittrice di “Scopami” fa a pezzi Sartre per il maschilismo insito in questa lettera. Le solite cose, a un uomo una donna non potrebbe mai rivolgersi chiedendogli, in una lettera, come fosse una richiesta affettuosa, di occuparsi della biancheria sporca, oppure sottolineando caratteristiche esteriori graziose come la “faccetta deliziosa”. Ci sarebbe insomma in questa lettera l’esplicitarsi di una suddivisione di ruoli e di mansioni che colloca inesorabilmente la donna in una posizione che è quella tradizionale e quindi per questo non libera e in ogni caso inferiore, a quella dell’uomo il quale si deve occupare di cose alte come l’Essere e il Nulla e non ha tempo per la biancheria sporca.Eppure, invece. Al di là di, quali che fossero, i rapporti fra Sartre e De Beauvoir, effettivamente.La questione non è, in realtà, un’altra, ovvero: se sia più importante conciliare, nella propria esistenza quotidiana, le proprie ambizioni, la propria indole, il proprio desiderio, con la realtà concreta del vivere e, in una eventuale relazione, del viversi?Ovvero: bisogna condurre le proprie relazioni umane, in particolare quelle più intime, interrogandosi a fondo sempre e in ogni circostanza sulla congruità di queste relazioni con la propria ideologia, oppure ci sono spazi pubblici, in cui affermare e rivendicare una idea e una visione del mondo, magari in conflitto con la realtà e che quindi richiede anche una conflittualità - e poi ci sono altri spazi, in cui “deporre le idee” e scivolare nel liberatorio abbandono alle emozioni e ai sentimenti più primordiali, propri e dell’altro, senza metterli in discussione da un punto di vista ideologico?La stessa Despentes si sofferma qua e là sulle fantasie di stupro che sono alla base dell’immaginario erotico di molte donne, com’è ben noto; e che in nessun modo corrispondono, ovviamente, a un desiderio di essere realmente stuprate. A suo dire anche queste fantasie, da lei stessa sperimentate, devono essere vagliate da un punto di vista ideologico come un’eredità culturale inconsciamente assorbita dalle donne fin dalla più tenera età - in altre parole, se le donne si arrapano pensando alla violenza è perchè GLI UOMINI le educano ad arraparsi così, per poi poterle stuprare senza sensi di colpa.E certo può essere, e, allargando lo sguardo, sono tante le caratteristiche del rapporto fra uomo e donna, dal punto di vista sessuale, dal punto di vista della repressione di certi modi di desiderare a favore di altri, che andrebbero messi in discussione ideologicamente. Ad esempio, chi esattamente impedisce a un uomo, in genere, di avere violente erezioni al pensiero di scopare la madre dei suoi figli? E tuttavia: cos’è più libertario e liberatorio e in fin dei conti effettivamente progressista, rivendicare fino in fondo il diritto di essere il proprio corpo e il proprio desiderio integralmente, così com’è, almeno in uno spazio intimo, privato, quello delle relazioni fondamentali, quello della sessualità e degli affetti elementari, oppure occupare e presidiare anche lo spazio del privato, dell’inconscio, della corporeità e del desiderio più immediato, con le battaglie e le idee che sono proprie invece della sfera politica e pubblica? In breve, dobbiamo ancora e forse dovremo ancora a lungo vergognarci di quello che ci fa rizzare e bagnare e amare e sentirci amati, perchè non è politicamente corretto? -- source link