La democrazia dei concerti in piazza è lo specchio della democrazia, ovvero la teorizzazione e l’app
La democrazia dei concerti in piazza è lo specchio della democrazia, ovvero la teorizzazione e l’applicazione di un’idea buona, giusta ed ecumenica sulla carta, ma che - nella pratica - si risolve in un sostanziale fallimento. Per quei due o tre che non ne fossero al corrente, lo scorso sabato Giorgio Moroder ha suonato nella *splendida cornice* dei Giardini Turatevi il Naso e Votate DC, di fronte a migliaia di musicofili accorsi in virtù dell’irresistibile richiamo delle sette note e dell’ingresso gratuito. A giudicare dai commenti della platea, non tutti gli astanti sapevano dove si trovavano né perché. (ore 22:30, sul palco appare un fonico ventenne) Ma è lui?(ore 22:32, sul palco appare un accordatore d’arpe quarantenne) Ma è lui?(ore 22:33, sul palco appare uno col motorino che consegna le pizze) MA È LUI?Superata l’impasse del chi, la folla si abbandona all’incantesimo della musica e all’eterno conforto del revival, ancor più che della citazione.(parte Hot Stuff) Forte, questa l’ho sentita suonare anche a 2Many DJ!Così, mentre la tizia dietro di me si dimena forsennata al ritmo di pezzi storici della tradizione disco anni Settanta come in ogni apripista delle Rotonde di Garlasco che si rispetti, io mi scopro intenta ad aspettare da un momento all’altro l’arrivo di Maracaibo. Lo so che non dovrei, ma è più forte di me. E invece no, Moroder ha altri piani.(prima parte Take My Breath Away con sotto una cassa dritta che neanche al Deejay Time nel 1995) Oh ma la senti?! Moroder ha fatto il remix di Top Gun! (segue questa) Ma dai, anche quello di Flashdance!(poi quest’altra) E pure della Storia Infinita!(se hai un po’ di pazienza, zia, ti fa anche un remix al volo di questa qui - e infatti, puntualmente)Ebbene sì, le ha suonate proprio tutte per la gioia di tutti, questo bravo DJ specializzato nel remix di pezzi tratti da famose colonne sonore! Un DJ così magnanimo da abbassare il volume di quando in quando per favorire la generosa partecipazione dell’uditorio (spesso inquadrato nel megaschermo alle spalle della console con carrellate degne di lontani Festivalbar), una roba che non la fanno più neanche alla discoteca del villaggio Valtur a Capo Rizzuto. Insomma: la calca di entusiasti del revival ha avuto pane per i suoi denti, obliterando in nome dei ricordi - e dell’ingresso gratuito, eh - due evidenze fondamentali:1) Giorgio Moroder è (stato) un ottimo producer ma di sicuro è un pessimo DJ, e durante il set avrei sfidato chiunque a distinguerlo da Giorgio Prezioso;2) Giorgio Moroder è indubitabilmente vecchio. Vecchio e tenero come un nonno al parco giochi coi nipotini, vecchio come i vecchi quando ballano la musica dei giovani. Perché sì, Moroder è invecchiato, a dispetto di certe sue invenzioni che no, non invecchiano mai.Forse dopotutto siamo invecchiati anche noi: eh ma c’è troppa gente, il bar è lontano, la birra è calda, tutti ‘sti stronzi a fare i video coi telefonini, ah signora mia poi appena si esce dalla calca basta un attimo e tac!, il colpo d’aria. Era meglio morire da piccoli, o restare a casa a sentire il giradischi con questa in loop, adorata perla in un disco sostanzialmente mediocre. Moroder non c’entra niente col pezzo, a parte averci messo il nome e la voce narrante; a ben guardare, il nostro eroe non produce qualcosa di decente da almeno 20 anni. Che sia giunta l’ora di farsene una ragione? Nell’attesa di scoprirlo, restiamo in mesta e catartica contemplazione di una pila di rifiuti. -- source link